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Massacrata.

Insieme al figlio che porta in grembo.

Come se fosse un animale.

Come se il corpo bruciato fosse un involucro, nulla di più.

Non riusciamo più a contare numericamente.

Riusciamo solo a comprendere ogni giorno di più che manca educazione, che è sempre più latente la cultura dell’umanità.

Quell’umanità che ti permette di dare un’identità alla persona, di rispettarla anche quando hai smesso di amarla.

Manca il concetto della persona, dell’essere umano.

Le donne diventano oggetti, incubatrici di figli, corpi su cui sfogare le proprie pulsioni sessuali.

E se poi ci si stanca le si butta via come degli oggetti.

Se iniziano  a dar fastidio le si eliminano.

Maria, uccisa a picconate.

Massacrata.

E non è follia.

E non è un raptus.

E’ disumanità.

Una disumanità che va punita con pene severe (che non ci sono).

Una disumanità che va combattuta sul nascere sostenendo tutti quei percorsi che formino le persone, che coltivino l’umanità che vi è in ognuno di noi.

Una disumanità a cui non si può fare l’abitudine.

Una disumanità che si combatte anche dando un volto e un nome a Maria, non facendola diventare un mero caso di cronaca che domani cadrà nell’oblio.

Bisogna agire, e farlo in fretta.

Ci sono associazioni che ogni giorno lavorano contro la violenza, che ne conoscono i meccanismi e partendo da quei meccanismi possono indicare i percorsi giusti per far cessare questa guerra.

Le istituzioni ne facciano tesoro.

Ma soprattutto agiscano.

Non c’ è più tempo.