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Art. 11 della Costituzione Italiana:

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

La carta delle Nazioni Unite disciplina le “Operazioni di Supporto alla Pace” (Peace Support Operations – PSO) e nel capitolo VI, VII e VII contempla anche l’uso delle armi come deterrente, autodifesa o difesa a chi si vuole proteggere fino  al combattimento come  coercizione e ritorsione per il mancato rispetto dei termini  del mandato internazionale.

La “guerra” invece è finalizzata alla distruzione delle capacità offensive e strategiche dell’avversario, col fine di prevalere in una disputa tra due o più stati sovrani.

La definizione di missione di pace non esiste, non e’ prevista e non ha una normativa ma ce le raccontano per tenerci tranquilli ed ignari, la pace ha un significato, la guerra vuol dire il suo opposto.

Siamo in guerra ma non ce lo dicono.

Quindi ci raccontano un falso.

Emergency fa missioni di pace.

Non i cacciabombardieri anche se intelligenti.

A sorpresa ieri un articolo del sole 24 Ore ha riferito, a ciel sereno, di  bombardamenti da parte di caccia italiani.

L’industria della morte ha bisogno di un nemico: questa volta sono i talebani.

L’articolo riporta:

 I jet Amx vengono impiegati nei raid in corso in questi giorni nella provincia di Farah dove i quattro velivoli italiani sono mobilitati insieme ad altri jet alleati, agli elicotteri da attacco Mangusta e ai velivoli teleguidati Predator. Un concentramento di forze richiesto dall’operazione “Rete di gamberi” che vede 3 mila militari italiani, statunitensi e afghani in azione contro gli insorti in particolare nel distretto caldo del Gulistan dal quale è previsto che gli italiani si ritirino in ottobre lasciando il presidio di quell’area alle sole forze afghane.
I bombardamenti aerei italiani hanno preso il via nel febbraio scorso dopo che il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola aveva informato le commissioni Difesa di Camera e Senato che «tutti i mezzi che abbiamo useranno tutte le loro capacità perché abbiamo il dovere, oltreché il diritto, di difendere i nostri militari, gli amici afghani e gli alleati» (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-07-06/afghanistan-aerei-italiani-bombardano-160523.shtml?uuid=AbH9kl3F).

 

Non si sa quanti siano i raid aerei negli ultimi mesi né quante siano le vittime di queste incursioni.

 

Dal Parlamento nessuna notizia, sembra quasi esautorato dal suo compito e certamente i media si guardano bene dall’interrompere questo scambio di amorosi sensi con le istituzioni, non chiedono conti e non dedicano pagine e colonne.

Siamo in guerra ma in segreto.

Bombardiamo in silenzio, uccidiamo in silenzio.

Ce ne ricordiamo solo ai funerali di Stato per morti di soldati in missione di pace o di guerra che dir si voglia.

Lacrime e corone, bandiere sulle bare e funerali di Stato,  cordoglio per i familiari e poi si riprende come prima.

E’ successo 51 volte.

2863 volte tra tutti i militari delle forze “alleate“, ma il numero cresce ogni giorno.

Siamo in Afghanistan con 4200 militari, 750 mezzi, 30 velivoli di cui 4 caccia-bombardieri per una guerra già conclusa per molti: ma noi ci siamo ancora.

Forse resteremo con il classico cerino in mano.

Quanti sono i morti tra i civili che si porta dietro  questa interminabile missione di pace?

Ce lo dice il Guardian in un articolo del 2011.  Qui nessuno ne parla.

La missione di pace ha causato 12.793 morti con una escalation progressiva.

Nel grafico  sono rappresentate in blu le morti causate dai militari, in giallo quelle da parte delle forze non governative.

Questo grafico rappresenta l’incremento progressivo dell’incidenza di morti e feriti tra la popolazione civile

e qui gli effetti dei bombardamenti

infine questa tabella suddivide le morti per causa.

Grande sconcerto ha destato nel mondo intero un video  pubblicato sul web: un militare su un elicottero  usava armi vere come fosse un videogioco e uccideva canticchiando.

Il morto era vero.

http://video.repubblica.it/mondo/il-pilota-usa-bombarda-l-afghanistan-cantando/100127/98506?ref=HREV-2

Quanto c’e’ di sbagliato in tutto questo?

Quanto il contesto influisce sui comportamenti e sulla morale umana?

Le armi fanno molto male anche a chi le usa, vista l’alta incidenza di suicidi fra militari e  veterani.

Ma questo gioco al rialzo sugli armamenti sembra essere irresistibile, si crea una dipendenza e la corsa al riarmo, con strumenti sempre più sofisticati, sembra essere irresistibile per i vertici militari.

Perfino lo stato italiano, nel momento in cui nega il diritto ai cittadini ad avere un posto letto in ospedale, con spending review al ribasso, ha una spesa militare di 23 miliardi in un anno.

Questo squilibrio di centri di costo merita una grande attenzione da parte dei politici.

I tecnici, si sa, sono molto esperti nel proprio settore di competenza, tendono ad inseguire sempre il meglio; anche negli armamenti.

Il controllo e’ invece un preciso dovere politico.

Anche la stampa ha il suo compito quotidiano, deve mantenere l’agenda, deve chiedere alla politica.

Ed usare le parole giuste, chiamando la guerra guerra e la pace pace.

O guerra o pace

raccontiamocela giusta