Questa è la dichiarazione della famiglia Lo Porto.
Vogliono giustamente spiegazioni dal governo e desiderano che venga consegnata loro la salma di Giovanni.
La Farnesina li aveva più volte rassicurati e non riescono a capacitarsi di come si siano potuti utilizzare dei droni in quella zona sapendo che Giovanni Lo Porto molto probabilmente era lì.
Lo Stato italiano deve loro delle risposte.
Facciamo appello a tutti affinché la famiglia di Giovanni non venga abbandonata in questa loro lotta per la verità.
Noi di sicuro non li lasceremo soli,
Ps: ribadiamo che ci vorrebbero le scuse e possibilmente anche la decurtazione dello stipendio per la giornata in cui i parlamentari dovevano discutere di quanto accaduto e invece hanno preferito essere altrove.
Perché ricordiamo a tutti che quando noi non ci presentiamo sul posto di lavoro rischiamo al 99% il licenziamento.
E le parole del padre di Giovanni rispetto a questa assenza dovrebbero far pensare e far salire la vergogna a queste persone stipendiate dai cittadini.
Noi il nostro 25 aprile lo dedichiamo a Giovanni Lo Porto.
Noi questo 25 aprile ci chiediamo se sia possibile che persone che dovrebbero rappresentare lo stato e che sono pagate dai cittadini ieri non abbiano presenziato al’informativa sulla vicenda di Giovanni.
Quell’aula vuota ha minato il nostro senso di appartenenza.
Ci chiediamo se sia possibile che si possa tollerare quanto successo e accettare frasi intrise di rammarico, scuse, ed “è stato un incidente”.
E magari tra due settimane tornare ai baci e agli abbracci tra presidenti di una settimana fa.
Il 25 Aprile è Resistenza. Quella che ha attuato Giovanni in questi tre anni.
Il 25 Aprile è la festa dei Partigiani, e Giovanni lo è stato.
Ha dedicato la sua vita agli altri, e questo lo rende Partigiano per eccellenza.
E possiamo essere partigiani anche noi, non rimandando indifferenti rispetto a ciò che ci accade intorno.
E non accettando più che ci parlino di droni intelligenti, di missioni di pace, di invasioni, di fuori lo straniero.
Noi possiamo fare molto, possiamo onorare la memoria di Giovanni restando umani e non accettando più le bugie che ci propinano ogni giorno.
A Giovanni va il nostro pensiero, alla sua famiglia il più nostro forte abbraccio.
Finalmente dopo una attesa interminabile Rossella Urru è rientrata nella terra di Sardegna.
All’aeroporto di Elmas c’erano più di 200 persone ad attenderla con fiori, striscioni, catelli e palloncini colorati.
Familiari, amici, conoscenti e giornalisti
C’era perfino la banda musicale.
Appena aperte le porte della vetrata dei voli internazionali Rossella e’ uscita ma si è subito creata una ressa attorno a lei tanto da costringere i militari a farla tornare indietro.
Dopo un breve momento di riorganizzazione finalmente e’ uscita e, dopo un breve saluto è partita velocemente per il suo paese, Samugheo dove l’attendeva una accoglienza calorosa da parte dei concittadini.
Claudia Zuncheddu, consigliere regionale indipendentista di Sardignalibera, grazie ai suoi rapporti di collaborazione col popolo tuareg, ha avuto modo di seguire da vicino in tutti questi mesi la vicenda del sequestro, inserita in un contesto quanto mai instabile dal punto di vista politico.
Arrivata a Samugheo Rossella Urru è stata accolta nel palazzo Municipale dove ha ringraziato tutti quanti si sono impegnati per il suo rilascio ed ha rivolto un pensiero a chi è ancora nelle mani di rapitori.
Rossella ha poi concluso rivolgendo un appello a tutti i popoli affinchè venga rispettata la liberà delle genti.
Le politiche internazionali devono infatti intervenire ben prima che i popoli oppressi vedano nella violenza l’unica possibilità rimasta per l’indipendenza.
Rossella Urru è rientrata quindi con un messaggio di pace universale, una esortazione alla solidarietà fra le genti affinchè nessuno debba più soffrire le pene della schiavitù.
Il suo sequestro ha catturato la nostra attenzione su terre e situazioni che probabilmente neppure immaginavamo così drammatiche, dove guerre e devastazioni hanno costretto le popolazioni a cercare altri rifugi ma dove si consumano emergenze umanitarie gravissime come denuncia Save the children (http://www.savethechildren.it/IT/Tool/Press/Single?id_press=497&year=2012).
Può sembrare scontato ma le parole LIBERTA’, FRATELLANZA e GIUSTIZIA sono elementi essenziali per la convivenza dei popoli ed hanno un significato universale
Sono tante le richieste di aiuto che pervengono dall’Azawad, dal Sahel e dai rifufiati del Saharawi, per citarne alcuni. Noi riteniamo che non debbano cadere nel vuoto. Non lasciarli soli, oltre che un nostro preciso dovere di cittadini del mondo, è un proseguire la strada che Rossella Urru ha tracciato per una vera cooperazione tra i popoli e per sconfiggere fame, povertà e rancori.
Verso un mondo di pace, vera.
ringraziamo Patrizia Zuncheddu per le bellissime fotografie