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Il costo sociale dell’austerità si è potuto toccare con mano nel servizio inchiesta di Iacona su RAI3, rara eccezione televisiva, visto che le baruffe quotidiane a cui assistiamo via digitale altro non nascondono se non un fatto tragico: nell’antico continente, il mondo delle rivoluzioni democratiche secolari, la povertà é  in progressivo e costante aumento.

Nel 2010 l’Europa si è impegnata a ridurre il numero di persone in condizioni di povertà e di esclusione sociale, ma, purtroppo,  nel solo 2011 ha creato circa quattro milioni di nuovi poveri!

Le politiche della Troika fatte da tagli sulla spesa sociale, tagli ai salari, tagli ai servizi sanità compresa, tagli e deregolamentazione del lavoro nei confronti dei paesi periferici, hanno gettato nella disperazione e nella povertà intere popolazioni col risultato che un numero sempre crescente di bambini vive in famiglie svantaggiate economicamente, un numero crescente di giovani non trova lavoro, sempre più vecchi vivono nell’indigenza e si assiste al fenomeno conosciuto dell’emigrazione con grave perdita patrimoniale dello Stato, per non parlare degli accessi alle mense della Caritas più che raddoppiato o della non fruizione del diritto alla salute per gli alti costi delle cure.

Viviamo in una Europa senza futuro e non deve sorprendere il progressivo indebitamento delle famiglie che si affidano ad usurai, all’azzardo ed ai compro-oro o ad agenzie di prestito, che si stanno moltiplicando in modo esponenziale in tutte le città.

In questo clima di instabilità ed incertezza economica e sociale non deve stupire la recrudescenza della violenza, domestica compresa.

Tutto questo dove ci porta?

E’ davvero l’austerità quella medicina servita in un calice amaro che ci porterà alla crescita ed al recupero dei diritti perduti?

Oppure l’austerità è una scelta politica?

Forse non saremo raffinati economisti ma basta guardarsi intorno per capire che queste politiche di tagli e ristrettezze altro non fanno che precludere sempre di più i diritti ai popoli: diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro, ad una vita decorosa.

Un altro pericoloso e subdolo fenomeno a cui si assiste in Europa è  la disaffezione della popolazione ai partiti garanti delle democrazie, che invece avallano le politiche recessive, con la conseguente crescita di populismi, anche di estrema destra e di razzismo.

L’austerità non ha mantenuto le sue promesse, neppure in Italia:

  • l’83% delle famiglie fa economia sul cibo
  • 2,7 milioni di italiani cercano l’indipendenza alimentare coltivando ortaggi per uso personale
  • Il 65,8 per cento degli italiani risparmia sulla benzina ed il 42 per cento hanno dismesso l’auto.
  • 2,5 milioni di famiglie hanno venduto beni per integrare il reddito
  • Il Centro di Ricerca Innocenti dell’UNICEF attesta che tra il 2011 e il 2012 , la povertà relativa in Italia è aumentata, dal 16,2% al 20,1% soprattutto tra le famiglie con uno o più figli di età inferiore ai 18 anni.
  • Nel 2012, il 15,9 per cento degli italiani di età inferiore ai 17 anni  viveva in stato di povertà relativa, con una percentuale di povertà infantile superiore del 4,4 alla percentuale di povertà della popolazione generale .
  • L’Italia è un paese colpito da alti tassi di disuguaglianza, in cui 5% dei contribuenti più ricchi possiedono 22,9 % del reddito complessivo.
  • Tra il 2011 e il 2012, la disoccupazione è salita dall’ 8,4% al 10,7% e la sua incidenza è stata più sensibile al sud (17%)
  • Nella prima parte del 2013 la disoccupazione tra i 15-24 anni ha raggiunto il 41,9%
  • Gli occupati con contratto a tempo pieno sono scesi del 2,2% mentre i contratti part-time sono cresciuti del 60%
  • Nel 2012, quasi un milione di famiglie sono risultate senza alcun reddito e, secondo l’Istat, il loro numero è più che raddoppiato dal 2007 con un aumento del 24,3%. La maggior parte di queste famiglie si affidano alla pensione di un loro membro, o a lavori temporanei e neri. Negli ultimi cinque anni lo Stato ha tagliato i sussidi per gli interventi sociali del 75% passando da 923mil. €  nel  2008 a  69 milioni € nel 2012.
  • Il Fondo per l’ assistenza a lungo termine, il cui bilancio era di  400mil € nel 2010, non è stato rifinanziato. Ulteriori tagli sono stati fatti per il Fondo per le politiche della famiglia (da  185,3 milioni € a  31 milioni €) e dal Fondo per le Politiche Giovanili.
  • I comuni italiani hanno ridotto del 3,6% la spesa sociale nel 2012 del 3,6.

L’unica successo dell’austerità o quindi è la decimazione dei servizi pubblici e la riduzione della protezione sociale, con una unica certezza: a soffrire saranno i poveri.

Oxfam, che fornisce i dati che abbiamo esposto, ritiene che, se l’Europa proseguirà con queste politiche di austerità 15-25.000.000 persone in tutta Europa potrebbero dover affrontare la prospettiva di vivere in povertà entro il 2025.

 

Ai frequentatori dei salotti televisivi, ai finanzieri finanziatori che li affollano ed ai politici che li sostengono, noi diciamo che la crescita è certamente una buona cosa ma non deve essere utilizzata come un ricatto per proseguire nelle misure di austerità e di perdita dei diritti.

Non si possono considerare buona cosa:

  • la crescita del numero dei compro oro, agenzie di prestito e sale dell’azzardo
  • la crescita del numero delle persone indebitate
  • la crescita dei suicidi economici la crescita della fila di persone che affollano le mense della Caritas
  • la crescita del consumo di antidepressivi
  • la crescita del numero di persone che non accede ai servizi di cura
  • la crescita dei guadagni di pochi
  • la crescita della disoccupazione
  • la crescita delle persone in povertà per lavoro sottopagato
  • la crescita dello sfruttamento e del ricatto sui posti di lavoro

Cresce un popolo istruito e consapevole che non lascia dietro i più fragili

Cresce un popolo che ha dignità e la schiena dritta

Cresce un popolo i cui governanti difendono il proprio popolo e non la finanza internazionale

Crescita è lavoro e non finanza

 

La Crescita è una scelta politica, come l’austerità ed è questa che chiediamo ai governi, affinchè rimangano solo testimonianza del passato le storie di popolazioni affamate e private dei diritti fondamentali.